Nasce da due sorgenti il fiume Serchio, una tra le vette scabre dei marmi Apuani, l’altra tra le cime boscose dell’Appennino Tosco Emiliano e corre poi, nel fondovalle rincorrendo la ferrovia che risale la valle offrendo ai viaggiatori lo spettacolo unico del susseguirsi delle cime, dei borghi montani adagiati sui rilievi delle fortificazioni a guardia della valle e delle piccole chiese costruite sulle rocce, delle selve di castagni e delle faggete, delle pianure alluvionali che accolgono coltivazioni di cereali antichi, farro e formenton.
Inoltrandosi nelle valli laterali, dove scorrono torrenti di acque limpide imbrigliate in piccoli laghi artificiali smeraldini, in cui si pescano le trote fario dalle carni bianche e delicate, seguendo i sentieri montani, è lì che si scoprono gli alpeggi di pietra e terrazze coltivate, dove crescono mirtilli e lamponi, dove pascolano, nella bella stagione, greggi di pecore bianche garfagnine col cui latte si preparano saporiti pecorini a latte crudo.
Il castagneto, albero del pane, è il bosco più diffuso, fonte di cibo, legname, carbone, ottimi funghi porcini che nei ristoranti locali vengono serviti con salumi della tradizione, mondiola, biroldo, mortadella di Cardoso e polenta di formenton, mais ottofile e …innumerevoli leggende di streghi e linchetti, creature piccole e misteriose.
Nel museo del castagno di Colognora di Pescaglia si racconta la storia di questo grande albero quotidiano, compagno di vita di molte generazioni della gente di montagna. Racconto che prosegue nei Musei della civiltà contadina di san Pellegrino in Alpe e nel Museo della montagna di Gorfigliano.