È notizia di qualche settimana fa l'istituzione di una nuova zona geografica di provenienza del tartufo bianco toscano della Lucchesia, che si va ad aggiungere alle altre cinque storiche aree toscane del Mugello, Casentino, Colline Sanminiatesi, Val Tiberina e Crete Senesi.
La Toscana ha molte zone ricche di terreni cui crescono varie specie di tartufo: quello nero che si trova soprattutto nella zona appenninica, quelli bianchi di San Giovanni d'Asso e delle colline intorno a Volterra, ma la zona più importante resta San Miniato, la capitale del tartufo bianco (Tuber magnatum pico) del centro Italia, che fornisce un prodotto di qualità competitivo con quello più famoso di Alba.
La raccolta dei tartufi ha una tradizione piuttosto pronunciata e già dalla fine degli anni trenta è presente una cultura della raccolta del tartufo e un profondo radicamento nel territorio, dimostrato anche dal numero di tartufai presenti, riuniti in associazioni di raccoglitori o in consorzi di tutela che promuovono il miglioramento degli ecosistemi tartufigeni, la gestione delle tartufaie e la valorizzazione del prodotto con la consapevolezza che “cultura” del tartufo è sinonimo di benessere, natura viva e buon vivere.
Il territorio lucchese risulta molto produttivo nei confronti del tartufo bianco che, da un punto di vista alimentare, è in assoluto il più pregiato e ricercato fra quelli commestibili. E' possibile trovare il prezioso tubero nei territori di Lucca, Capannori e Porcari, in prossimità di terreni argillosi, vicino a fossi e boschi popolati da pioppi, salici, tigli, querce e noccioli, con i quali il fungo si associa indissolubilmente per fruttificare e rigenerarsi.
La raccolta va dal mese di settembre fino alla fine dell'anno e per la ricerca occorre scavare anche fino a mezzo metro di profondità con l'aiuto di fidati amici a quattro zampre rigorosamente addestrati … e forse non tutti sanno che un tempo oltre ai cani venivano utilizzati anche i maiali!
Le dimensioni del prezioso frutto sono quelle di una noce e il peso varia da pochi grammi a qualche etto, raramente raggiungono il chilo. Il colore va dal grigio al giallo ocra e l'odore è forte e penetrante. Questo tipo particolare di tartufo può costare anche fino a 3000 euro al chilo!
Per questo il modo migliore per assaporare il suo aroma intenso e fragrante è quello di usarlo soprattutto grattato sopra un piatto caldo. Poche scaglie di tartufo fresco bastano ad impreziosire e rendere speciali anche i cibi più semplici: dalla pasta al risotto in bianco con poco condimento per esaltare ancora di più il sapore delle scaglie grattugiate sopra, fino alla pizza o alla focaccia, senza dimenticare le uova fresche cucinate all'occhio di bue.
Se sei un appassionato, i tartufi vanno bene con qualsiasi cosa e non deludono mai le aspettative! Un vero e proprio “diamante” dalla terra alla cucina che conferisce pregio ed eleganza alla tua tavola!
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