Farina di castagne di Villa Basilica

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La farina di castagne di Villa Basilica, chiamata da queste parti farina di neccio o farina dolce, era il cosiddetto pane dei poveri, o meglio, di chi viveva in montagna. Ha color nocciola e sapore dolciastro, molto aromatico grazie alle varietà di castagne utilizzate (carpinese e pastinese). A volte vengono utilizzate anche le varietà lucignana e silvana; quest’ultima si caratterizza proprio per la sua spiccata dolcezza.

Le prime notizie storiche della coltivazione del castagno a Villa Basilica risalgono a prima dell’anno 1000. Poiché gran parte della popolazione si nutriva di farina di castagne, intorno al 1500 il Ducato di Lucca fu costretto ad emettere apposito divieto di taglio dei castagneti, il cui legname era utilizzato come combustibile per le fucine locali dedite alla fusione del ferro e alla produzione delle spade, arte che rese famose in tutta Europa diverse famiglie villesi.

Attualmente la farina viene utilizzata quasi esclusivamente per la produzione dolciaria, ma in passato, fino agli anni '30 e '40, è stata uno degli alimenti base per l’alimentazione ed il sostentamento delle popolazioni rurali. Per questo motivo si tratta di un prodotto fortemente radicato nella cultura locale, tanto che dalla sua lavorazione si ottengono svariati prodotti tipici del territorio, come i classici necci, la torta di neccio o castagnaccio, le frittelle di neccio, la vinata (polenta di farina di castagne con vino) ed altri ancora.

La produzione della farina è quella classica con l’essiccazione delle castagne nel metato (una costruzione rurale, in pietra e calce, su due piani, di dimensioni variabili), la pulitura e la molitura nei mulini con macine a pietra. I mulini tuttora presenti nel territorio, funzionanti tutti con la forza idraulica e purtroppo per la maggior parte abbandonati, risalgono a prima del 1500; uno di questi, il “Mulino delle Fredi”, che si trova nei pressi della località di Pariana, è invece tuttora funzionante e la sua ristrutturazione risale al 1917.